Cinque personalità scaturite e sfuggite dalla confusione cattolica belga. La fede della Chiesa tiene a volte anche solo a qualche fiore di uno splendore incantevole.

Il Belgio è diventato, piuttosto silenziosamente anche per i suoi stessi abitanti, la Sodoma e Gomorra dell’Europa. L’ultimissimo episodio, uno di più, è quello di cui si è reso resposabile il nuovo primate nazionale, l’arcivescovo De Kesel. Egli ha apertamente eliminato – sic et simpliciter – il fiorente e rigoroso seminario di Namur, prima eredità molto significativa dell’arcivescovo attualmente pensionato (nel 2015), André Léonard. Questi era riuscito a reclutare – con la sua pastorale cristocentrica – decine di giovani seminaristi, in una epoca di penuria spaventosa mentre anche e soprattutto i seminari belgi sono all’agonia. La sorprendente decisione certo non risolleva la triste sorte generale del molto Plat Pays cristiano. In realtà, data la radicale religiosità delle opere di Léonard e il “progressismo” modernista di De Kesel, il tipo di codesta decisione non è veramente molto inaspettato. Nel frattempo, il parlamento ha approvato una legge contro l’obiezione di coscienza (!) che obbliga pure gli ospedali cattolici a eutanasiare! Dopo la legge che legalizza l’orribile eutanasia anche dei bambini – una novità assoluta nel mondo –, nessuno aveva avvertito la necessità di attaccarsi alle vocazioni sacerdotali in Europa. I media molto laicisti belgi avevano accolto con sollievo la nomina da parte di Papa Francesco, a successore del “tradizionalista” Léonard, di detto De Kesel. Questi è discepolo del famoso cardinale Danneels sempre molto attivo nella fronda a papa Emerito Benedetto XVI, malgrado sia pensionato da sette anni. Il “complotto detto di San Gallo”, che ha alla sua direzione tedeschi cattoprotestanti come i cardinali Kasper e Marx (come modernisti al più alto grado), vede costantemente al comando operativo questo storico cardinale fiammingo! Tutta la Chiesa più autolaicista del nord Europa è così in azione. E questo senza nessuna opposizione visibile all’impresa statalista di uno Stato laicista e totalmente secolarizzato che ha anche l’aria di vantarsi di agire alla testa del movimento mondiale che sta distruggendo la civiltà occidentale e cristiana.

Dopo i miei quarant’anni della mia residenza in Belgio con la mia famiglia e la mia impresa www.eurologos.com voglio presentare cinque grandi personalità belghe autenticamente cristiane e di grande levatura.Tutte della nostra epoca moderna e postmoderna. Si tratta di san Damiano (père Damien), del re Baudouin, del cardinale Ries, dell’arcivescovo Léonard e del teologo monsignor Schooyans.
Cinque grandi Giusti per i quali Dio potrebbe, certamente, risparmiare dalla totale distruzione biblica questo piccolo paese molto miscredente, appena più grande della Lombardia.

Prima di tutti, san Damiano, missionario tra i lebbrosi in una isola del Pacifico riempita esclusivamente di appestati e morto di lebbra naturalmente contratta colà. Santificato nel 2009 da Papa Emerito, questo fiammingo sembra appartenere ad una generazione di eroi di una volta: in effetti egli è di lontano il più vecchio delle mie cinque personalità in quanto nato nel 1840 e morto ad appena 49 anni. Consacrato a Cristo in una epoca in cui il misticismo personale appare oggi come un sacrificio al limite della comprensione.

Poi il re Baldovino, amato dal popolo belga come nessun altro re: alla sua morte nel 1993, grandi manifestazioni silenziose e commosse, molto popolari e spontanee, si sono realizzate in tutto il piccolo reame. È passato alla storia per la sua opposizione totale alla legge che legalizzava l’aborto. Allo scopo di non firmare legalmente la pubblicazione della legge che autorizzava questo crimine inaccettabile per ogni vero cristiano (e non solo), re Baldovino dimissionò per 48 ore lasciando vuoto il suo posto regale in omaggio alla sua posizione di vero e rigoroso cattolico. Un processo di beatificazione è in corso.

Quindi il cardinale Julien Ries, umile professore dell’Università di Lovanio che ha passato tutta la sua vita come semplice prete insegnante a fianco di una comunità di monache. Ma i suoi studi di ricerca in antropologia culturale l’hanno condotto rapidamente a diventare famoso, soprattutto all’interno del mondo accademico internazionale: Claude Lévi-Strauss, il grande “guru” francese dell’antropologia, l’aveva accolto come pari e amico… Il contributo di Ries alla grande cultura umana ed ecclesiale è stata l’idea centrale intorno al concetto di “Homo religiosus”. I suoi innumerevoli articoli e libri hanno analizzato come, in tutte le etnie e culture, l’umanità sia sempre stata caratterizzata per la sua connotazione religiosa. Alle fasi preistoriche, ha cercato l’elemento unificatore di tutta la ricerca scientifica a partire da quella propria all’uomo religioso, sempre e comunque. Papa Ratzinger ha voluto ricompensarlo al giusto valore con il cappello cardinalizio all’étà molto avanzata di 92 anni. Un anno dopo ha reso l’anima al suo Creatore. Noi della comunità di Comunione e Liberazione belga siamo andati ad assistere ai suoi funerali a Tournai, dove l’editore italiano Sante Bagnoli, direttore di Jaca Book che ha pubblicato la sua “opera omnia”, era anche presente con una delegazione italiana (contrariamente, e significativamente, al re e a tutta la sua famiglia, come anche l’altro cardinale belga Danneels e i vescovi  fiamminghi: tutti assenti…).
Ries era un amico personale di don Giussani e aveva frequentato per tredici anni il Meeting di Rimini.

Dell’arcivescovo Léonard riporterò qui solo l’episodio significativo che aveva fatto le prime pagine delle attualità. Durante una conferenza all’Università di Bruxelles, un gruppo di Femen, come abitualmente a seni nudi, ha messo in scena una contestazione demente e blasfema mentre il primate del Belgio s’è messo molto semplicemente a pregare per contrastare la danza diabolica scatenata… La contrapposizione aveva molto impressionato pure i media che hanno dovuto apprezzare l’atteggiamento attivo di fede del prelato vittima. Attualmente, abbastanza isolato dalle posizioni generalmente autolaiciste della Chiesa ufficiale belga (ma molte parrocchie gli son restate fedeli, come quella che ho scelto di frequentare), l’arcivescovo si è ritirato nella sua seconda terra di predilezione, in Provenza, per continuare il suo apostolato: meta attuale di visite private di fedeli belgi.

La quinta personalità, monsignor Michel Schooyans vivente quanto Léonard è brillantemente attivo ben che fisicamente provato dall’età di 86 anni. Teologo attento alla DSC (Dottrina Sociale della Chiesa) già una decina di anni fa, in occasione di una conferenza tenuta da una nostra amica di famiglia, Carine Brochet, sul tema dell’Humanae vitae e del gender, l’ho visto scendere faticosamente ma con entusiasmo gli scalini dell’auditorium per recarsi a felicitare personalmente la conferenziera molto rigorosa. Del resto ben conosciuta nel paese, e non solamente.
Il quotidiano online sulla rete, La Bussola quotidiana, ha tradotto e pubblicato nel mese di giugno 2016 la totalità dell’ultimo suo saggio teologico sul casuismo. Un piccolo capolavoro di chiarezza intellettuale sulla casuistica, l’eresia del diciassettesimo secolo che Blaise Pascal aveva già stroncato. Ne riparlerò in un altro post in quanto il causismo è ancora di attualità, di grande attualità, non solamente in Belgio!

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