Perché i partiti politici, le associazioni dei cittadini e i media non parlano mai di riduzione della colossale, molto pleonastica e parassitaria spesa pubbica mentre si limitano, da decenni, a chiedere impossibili diminuzioni d’imposte che ne sono la semplice conseguenza?

Certo, in tempi di grave pericolo di scisma per ostasia in atto all’interno della Chiesa e per tutta la cristianità, porre questa domanda appare come mettersi a parlare della pioggia e del bel tempo mentre la casa rischia di bruciare in molte sue parti. In realtà ogni buon cristiano è restio, appena dopo la pubblicazione delle esortazioni postsinodali di papa Francesco (Amoris laetitia), a parlare di corda in casa dell’impiccato… La nostra epoca, malgrado i suoi innumerevoli e quotidiani tentativi di dissimulare il suo situazionistico “spettacolo” permanente, è triste, molto triste. Solo la speranza luminosa della Resurrezione dà colore di vita piena e gioiosa a scapito degli avvenimenti spirituali, politici ed economici che devastano il nostro mondo. Raramente la preghiera è apparsa come naturale atteggiamento maggiormente necessario, semplice e pure spontaneo prima di ogni reazione fattuale. In piena deriva razionale in ogni campo, soprattutto sul piano culturale e del discernimento teologico (come scienza intuitiva di tutti!), levare gli occhi al Cielo s’impone come atto di umiltà elementare prima di ogni iniziativa creaturale.
Avevo già l’idea da parecchi mesi di un post che ponesse la domanda qui sopra nel titolo. Ero indignato dall’ottusa testardaggine degli “esperti” che  continuavano a parlare di una ripresa economica che le cifre mondiali e il buon senso delle genti sapevano oscuramente falsa. In effetti, non esiste da nessuna parte alcuna ripresa economica, malgrado gli annunci ripetuti da anni. Si è solo giunti, non senza grossi sacrifici, alla fine della recessione. E questo, in piena fatalità, secondo molto rari e veri profeti del nostro tempo che ripetevano la verità ora pure direttamente riscontrabile; anche da decenni, sempre sotto la sordina del potere e senza troppe speranze di essere veramente ascoltati. La sola cosa sicuramente in crescita erano e sono le spese impegnate in modo scervellato, tramite gli Stati europei, e che non finiscono di aumentare: come era prevedibile, del resto. Cosa d’altro si poteva avverare, vista la spaventosa denatalità dagli anni ’60 e dopo due generazioni falsamente edoniste, cinicamente determinate a metter sul gobbone dei nipoti futuri i debiti statalisti irresponsabilmente contratti per vivere al di sopra dei propri mezzi?
Queste due generazioni di cui ci si vergognerà in futuro, molto semplicemente sono le nostre. Quelle costituite dai vecchi (molto pensionati e prepensionati dopo i loro 56 anni e qualche mese: è la media scandalosa europea!). E quella pure dei nosri figli tutti “adulti” e genitori di famiglie  artificialmente ridotte e mononucleari (in declino disarticolato). Tutte obiettivamente corresponsabili dei disastri antropologici e soprattutto spirituali provocati anche da leggi scellerate degli ultimi decenni (comprese ed in primo luogo quelle del divorzio e dell’aborto fino alle leggi gender).
Mi accingo quindi al compito attuale ponendo la domanda prevista e reiterata d’altronde da molto, anche da molti anni: sono costretto peraltro di ritornarci quasi con la stessa frequenza con la quale la maggior parte dei leader nelle nostre sociétà, detti grandi o forsennati comunicatori, se ne chiamano fuori.

I governi in realtà lo sanno: non riducono le spese pubbliche surreali per la molto semplice ragione che le lobbies corporatiste, vale a dire noi stessi i cittadini, glielo impediscono.
Continuare a chiedere di diminuire il livello delle tasse, che dovrebbe essere meno della metà (!) del livello attuale d’imposizione per essere minimamete giusto, esigerebbe piuttosto di cominciare con il licenziamento di parecchi milioni di statali inutili in Europa. Del resto, la cosa dovrebbe succedere nello stesso modo con cui si è già avverato “pacificamente”, ma come catastrofe, nelle imprese private, negli ultimi dieci anni (anche con l’innovazione tecnologica e informatica). E analogamente a quanto pure si è realizzato già con il licenziamento di 490.000 (!) statali in Gran Bretagna all’arrivo al potere di Cameron!
In italia, ma si potrebbe dire la stessa cosa per molti altri paesi statalisti europei, bisognerebbe mettere sul mercato libero del lavoro subito non meno di un milione di questi statali. Dopo averli doverosammente licenziati con un congruo accompagnamento sociale, va da sé. Sono tutti incredibilmente eccedentari e produttori di burocratismo molto dannoso da decenni, fino a costituire una grande classe di clientelismo, inevitabilmente disorganizzatrice e spesso fatalmente corrotta. È il fatto di mantenerli abusivamente e in modo costoso che ha provocato, come nella maggior parte dei paesi europei (Belgio e Italia in testa), la paralisi delle economie. Questa è stata ulteriormente aggravata dal costo degli interessi annuali, giganteschi e di cui nessuno parla, che gli Stati son costretti a pagare ai creditori: anch’essi diventati parassitari dopo aver costituito la “nuovissima classe” finanziaria (era il titolo di un best seller alla fine degli anni ’70) di cui parlavano sociologi e contro cui anche papa Francesco si è ben scatenato!
Ma chi ha ora il coraggio di chiedere, non la riduzione radicale delle tasse (troppo facile e vanamente farlo, anche se c’è l’estrema sinistra europea che ne richiede ancora più), ma il dimezzamento della spesa detta corrente. È molto semplicemente una questione di volontà politica che però non esiste: la nostra, i politici non fanno che obbedirle… In effetti la grandissima maggioranza delle popolazioni, per effetto della legge reaganiana detta dell’”asimmetria”, sostengono il modello statalista attuale, perverso e ingiusto di società denominata “dei diritti, di tutti i diritti”, vale a dire dei desideri.
Di lì la spaventosa e mortale montagna di tasse.

Ma la ragione ancora più importante della pletora soffocante delle tasse e della sua crisi economica – sia dal punto di vista, antropologico e religioso – è, come già accennato, la mostruosa denatalità: vale a dire l’effetto dell’attacco più radicale nella nostra era all’umano. Non si uscirà da alcuna crisi economica senza aver risolto il problema della ribellione alle leggi naturali umane e a quelle della Rivelazione. Non ci sarà soluzione economica e culturale fino a quando gli uomini si comportano come ribelli disobbedienti alle leggi eterne divine. Sì, sì, non si abbia paura di utilizzare questo verbo “obbedire” così inutilmente e sistematicamente odiato nel nostro mondo di tutte le ribellioni arroganti. E questo, lottando strenuamente contro le pretese narcisiste dei nostri umanoidi contemporanei (fatalmente masochisti) che producono sempre catastrofi contro natura. I demografi hanno infatti calcolato che i bambini non nati da mezzo secolo hanno superato il miliardo e mezzo: tre volte la popolazione europea!
Come allora non vedere e non registrare una crisi economica mondiale, soprattutto europea, a causa della mancanza (o insufficienza), semplicemente, di domanda interna in ogni paese? Avrebbero una cinquantina d’anni i primi bambini restati nel ventre delle loro madri oppure gettati come feti uccisi nella spazzatura (!) a causa di innumerevoli aborti… Non si possono infrangere massivamente le leggi naturali senza pagarne in modo molto caro le conseguenze anche sul piano economico!
Sono pochissimi gli “esperti” che hanno cominciato a capire questo fenomeno elementare dell’esistenza umana. Quasi tutti sono rimasti prigionieri di una concezione pacchianamente ideologica erronea di due secoli fa: il malthusianesimo che, nella sua stupidità secolare, condiderava che già alla fine del diciottesimo secolo la Terra non era in grado di nutrire la popolazione dell’epoca. Mentre essa era solo un quinto dell’attuale! Peraltro, nel 2015 si è prodotto più del doppio del cibo oggi necessario, così mal ripartito, in rapporto agli abitanti che superano ora i sette miliardi e mezzo di anime… Queste idee, inventate dal britannico Malthus ideologicamente lobotomizzate, sono ancorate nei comportamenti delle masse abbrutite che credono arrogantemente ancora a codeste idiozie, malgrado le evidenze. Esse sono credute anche da preti che dovrebbero per primi, al posto di correre dietro alle masse in perdizione, contestarle attivamente, non fosse che dal punto di vista innanzitutto morale e pure intuitivo. In effetti, senza un vero ritorno a Dio e alle leggi naturali, non ci sarà alcuna soluzione della crisi economica che è fondamentalmente culturale e religiosa. “Naturalmente”, si potrebbe dire.

 

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