Il milione di statali da licenziare in Italia in quanto eccedenti da decenni, di cui nessuno vuole nemmeno sapere. Ce n’è che cominciano a parlarne, ma cercando di annegare il pesce nell’oceano dello statalismo.

I miei quattro lettori sanno che il mio Blog è bilingue francese italiano (vivo a Bruxelles, italiano, da quarant’anni) e che il suo orizzonte culturale di esemplificazione è fondamentalmente europeo.
Spesso anche immodestamente universale… Essi sono anche al corrente che scelgo spesso casi e dati concretamente appartenenti ad un particolare paese, ma la scelta cade generalmente su un esempio specifico, in ogni caso, significativo di una omogeneità emblematica della nostra civiltà.
Ora vorrei trattare un doppio problema spesso congiunto riguardante l’ideologia statalista e la comunicazione massificata detta moderna. I due temi sono sicuramente centrali nel nostro mondo occidentale e, particolarmente, europeo. Tutto il “pensiero unico” del relativismo contemporaneo (che costituisce il cancro mortifero delle nostre società) e quasi tutta la colossale crisi economica (che continua a fare disastri profondissimi, soprattutto nel nostro Occidente) possono essere considerati direttamente dipendenti di queste due tematiche diventate cruciali negli ultimi cinquant’anni.

Prendo un esempio accompagnato da una panoplia di casi molto generali che mostrano – sul tema degli statali – come la comunicazione massificata e lo statalismo siano costantemente e intrinsecamente molto collegati: in particolare si tratta si un articolo del 5 febbraio di questo nuovo anno 2016 pubblicato sul quotidiano italiano Il Sussidiario, molto vicino a Comunione e Liberazione, il movimento al quale appartengo. L’autore ne è pure uno dei dirigenti, Giorgio Vittadini, un responsabile di primo piano. Il quale debutta, nel suo pezzo abitualmente molto documentato (è professore universitario di statistica), con la piccola frase assassina e inaudita come se essa fosse acquisita e scontata: “Il problema in realtà non è diminuire i dipendent pubblici”.  Avete letto bene: “… non è diminuire…”! Perché? Nessuna spiegazione. Invece, appena dopo, si diletta in un sontuoso articolo molto dettagliato e ben comparativo dove dimostra che in Italia – prendendo professionalmente come base solo i dati della regione Lombardia – ci sono quasi un milione di statali eccedenti!
Proporzionalmente, negli altri paesi europei, le cose non sono molto diverse: la qualcosa ne fa il continente più statalista dell’Occidente (compreso il Giappone), dunque il più devastato e corrotto. Eccezionalmente, questa dimostrazione incontestabile per l’Italia, realizzata sulla base del confronto statistico nazionale e regionale con i dati della Lombardia, la più avanzata e la meglio servita dello Stivale, il responsabile di CL Vittadini giunge anche a sorpassare la cifra dei “750.000 statali da licenziare immediatamente in quanto in sovrappiù da parecchi decenni”: l’economista americano Edward Luttwak aveva avanzato come soluzione, nel 2015 come la sola per risolvere, tra l’altro, i deficit record del Belpaese. E questo, nel silenzio totale e imbarazzato dei politici di ogni parte e dei media, di fronte ad una verità tragica, nascosta come una sorta di segreta vergogna, rimossa dappertutto in Europa. Si tratta dell’ondata lunga della coscienza vaga dello statalismo dominante, che ha come origine la predominanza dello Stato su ogni altro valore, compreso e soprattutto quello, se si può dire, di Dio.
Il metodo utilizzato per annichilire o annullare questa verità di per sé implacabile, avvalorante il fattore più clamoroso dello statalismo contemporaneo e europeo, vale a dire lo scandalo gigantesco del numero più che sovradimensionato nel pubblico impiego, è quello abituale di una piccola premessa negazionista e falsamente apodittica (a torto supposta non necessaria come prova dimostrativa). Questa è di solito ben annegata in un oceano di dati e di commenti fatalmente pleonastici o falsi. In altri termini, si tratta del famoso metodo fondato sul principio di falsificare la conoscenza percettiva della realtà, a volte anche  inutilmente identificata, con una inflazione mostruosa di dettagli distraenti, tanto più se molto seri.
Nel nostro caso specifico in esame, l’articolo del Vittadini, si è dovuto infatti mettere in opera tutta la sapienza culturale del movimento di CL, diventata notoriamente la sua, per… fuorviare le masse dei membri ciellini (e non), rigorosamente formate in buona parte dalla tradizione del carisma di don Giussani alla lotta furibonda al potere politico sempre schiavista (se preminente sulla cultura cristiana). Ecco così dimostrato, ancora una volta, il fondamento perfettamente mistificante dell’informazione modernista e livellata al più basso: “per uccider l’informazione, è sufficiente anche solo l’eccesso spesso logorreico dell’informazione ben piazzata e magistralmente manipolata”.
Vittadini ne è un maestro e nell’articolo in questione ne fa una dimostrazione magistrale. Egli mostra, da un lato, quasi un milione di statali eccedenti e, dall’altro lato, afferma che non si deve assolutamente diminuirli (senza alcun motivo, nessuna giustificazione, ricordo ancora)! Applausi.

Nello stesso senso sono situati gl’innumerevoli articoli pubblicati nella quasi totalità dei grandi giornali sull’assenteismo degli statali: argomento almeno molto di attualità in Italia.
All’eccesso sovrabbondante e schizofrenico di questo primo articolo vittadiniano, segue il riduzionismo di tutte queste differenti notizie che fanno l’attualità parzialmente raccontata dai loro giornalisti. Trattandosi di sedicenti casi “isolati” dove si è ancora (ri)scoperto – dopo, ci si ricordi, continuamente decine d’anni – di casi di innumerevoli statali assenteisti che assicurano, tranquillamente e reciprocamente, la presenza al lavoro timbrando vari cartellini di colleghi assenti (peraltro già appartenenti ad una media generale spaventosamente incomparabile col privato), non è per nulla richiesto di formulare alcuna premessa esplicitamente negazionista ed immotivata di tipo ideologico (come nell’articolo di Vittadini). È sufficiente mettere in evidenza dettagli, molti dettagli, parzialmente o apparentemente contradittori (se si cerca bene, se ne trovano sempre, anche inventandoli leggermente). Così, senza contraddittorio, si può deviare agevolmente ogni questione cruciale, e gravissima da un punto di vista della sua importanza economica senza possibilità di paragone, su aspetti marginali del tipo presunzione di innocenza. Mi ricordo di avere letto in certe gazzette stataliste che “per licenziare si deve aspettare il verdetto della Corte di Cassazione…” (molti anni, sempre che giustizia sia fatta)! Nel privato, tra coloro che pagano le tasse, siamo agli antipodi. Così, anche la falsificazione fraudolenta dell’assenteismo personale e illegale, trova possibili scuse per portare avanti il differimento infinito e dubbioso. Senza mai porre la questione clou del clientelismo poltico (e sindacale): il vero perché situato a monte di questi “lavoratori” viziosi per cui sono stati messi a ruolo nella falsa immensità delle loro funzioni spesso inutili e dannose…

La media crapulosa della pratica statalista è poi finalmente strutturata dall’abituale paragone con gli altri paesi europei, come se questi potessero e possano veramente essere rassicuranti!
Comportarsi in conformità delle regole e dei comportamenti diabolici non permettelo si sa – di perseguire la strada delle virtù: lo statalismo è la malattia mortale allo stato cronico di avanzamento in tutti i paesi occidentali, presi anche a modello. Codesti hanno deciso da molto tempo di vivere il loro edonismo straccione con i debiti incredibilmente costosi di Stato (fatti pagare immoralmente e antidemocraticamente alle generazioni  seguenti). In sovrappiù, si attribuiscono all’Unione europea prerogative mai ricevute: da cui le cosiddette direttive e raccomandazioni che giungono illegalmente da Bruxelles per facoltà politiche mai acquisite e che sono restate, giustamente, di competenza dei governi nazionali…
Si può a questo punto chiedersi se questa invadente tendenza inumana statalista si sia talmente radicata negli spiriti al punto che si deve pensare che i nostri contemporanei siano profondamente lobotomizzati pure su questi problemi. Fino ad annullare il fattore principale del loro intelletto identitario: sede della natura d’arbitrio, della loro primigenia libertà umana.
C’è in ogni caso una speranza: la Gran Bretagna si è liberata di 490.000 statali (sì è possibile!), licenziati dal loro premier Cameron non appena arrivato al potere: egli non faceva che seguire i precedenti licenziamenti realizzati già da più di quindici anni, dalla Signora Thatcher in poi.
Consiglierei tutti quelli che ancora sperano che Comunione e Liberazione possa ridiventare religiosamente antistatalista di continuare, come me, a fondarci appoggiandosi sul carisma ben solido di don Giussani, suo fondatore.
Senza rassegnarsi, ma anche senza chiudere gli occhi sulla semplice realtà ben confermata!

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  • Grazie alla nuova legge di stabilità, a gennaio non arriverà più il tradizionale bollettino precompilato per il pagamento del canone Rai. Il canone infatti si pagherà direttamente nella bolletta della luce a partire da quella di luglio. L’importo verrà spalmato in 10 mensilità da 10 euro l’una, ovvero, in ogni bolletta bimestrale troveremo una maggiorazione di 20 euro per il pagamento del canone: unica eccezione la bolletta di luglio che conterrà anche le maggiorazioni dei mesi precedenti. L’importo da pagare è quindi di 100 euro…

    Gino7 février 2016

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