Dimostrazione dell’incompetenza di un famoso giornalista economico

Nel Trends, il settimanale economico più importante del Belgio francofono del 28 agosto 2014, si può trovare nero su bianco la dimostrazione di come i giornalisti siano spesso ignoranti anche sulle cose che fanno la loro specialità e la loro fama.
L’articolo di fondo in questione di questa settimana è, come abitualmente, firmato dal direttore generale della rivista, molto reputata e a cui sono abbonato da oltre trentacinque anni, Amid Fraljaoui.
Questi presenta (per l’ennesima volta) la prova del fatto che i giornalisti raccontano ai lettori notizie senza oggetto e stravaganti, anche e soprattutto sulla crisi economica.
Questo direttore, che è presentato continuamente nelle pubblicità del famoso settimanale come quello che «fa scoprire i retroscena delle imprese e passa in rivista i grandi avvenimenti dell’attualità economica», ecco cosa scrive.

« La terza crisi è più viziosa, più insidiosa, perché essa non è più sulle prime pagine dei giornali. Questa terza crisi ha il viso di una zona euro che si trascina con un tasso di sviluppo troppo debole per fare diminuire i tassi di disoccupazione astronomici».

Tre commenti a questo piccolo capolavoro tautologico e nichilista.

1 – La (terza) crisi è enunciata come al solito senza alcuna specificazione, nemmeno generica, come l’aveva fatto per le due altre:

«La prima proveniva da eccessi immobiliari negli Stati Uniti…»; «la seconda crisi si è presentata verso la fine 2009, quando i mercati finanziari si sono resi conto che una moneta unica dovesse necessariamente essere appoggiata da una politica fiscale e una politica generale unica…».

 Come appare evidente, della terza crisi non si sa altro che essa… esiste «nella zona euro»: non se ne saprà tautologicamente di più. Quanto alle due precedenti, senza spingere la critica oltre, esse non sarebbero che riduttivamente «finanziarie», secondo la falsa idea sempre abituale che crisi finanziaria e crisi economica coincidano, come sinonimi!

2 – La crisi (oppure le crisi, più o meno rapide) non è economica e strutturale, ma dipende o scaturisce sempre da cause esterne o bancarie. Dunque, che può essere risolta con misure tecniche.

3 – L’idea che la crisi possa seriamente dipendere dalla mostruosa denatalità che ha sottratto all’Europa più di duecento milioni di non nati, a partire dagli anni 60 (dopo le famose culle vuote), che hanno fatto crollare la domanda interna di tutti mecati occidentali; e l’idea che i debiti pubblici giganteschi di tutti gli Stati statalisti abbiano potuto paralizzare le economie e gli investimenti a causa delle tasse insostenibili ; e che questi due semplici fatti, coniugati, abbiano potuto creare, per molto tempo (almeno una generazione!), una crisi spaventosa generale che contiene tutte le altre crisette, finanziarie comprese, queste idee anche intuitive non sfiorano nemmeno le testoline di questi famosi giornalisti (tra cui, il direttore di Trends, non è altro che un esempio molto seguito e illustre).

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