Ma perché gli omosessuali italiani, al posto di accusare indebitamente e falsamente di omofobia gli eterosessuali (e di farne pure barbaramente liste di proscrizione!), non rivendicano il loro supposto e preteso privilegio aristocratico di liberi dal giogo della riproduzione e campioni del piacere assoluto?

Se c’è una categoria sociologica e spirituale oggi chiaramente scomparsa è quella dell’aristocrazia.
Essa non è più rivendicata, nemmeno come eccezione, sostanzialmente da nessuno. Anzi, il dichiararsi di nobile lignaggio è spesso anche atto di segreta sofferenza o vergogna. È la cosiddetta bellezza fisica e modaiola, ai nostri giorni, ad essere quasi avanzata come prova di appartenenza ad un rango inequivocabilmente superiore. La cosa non deve neppure essere reclamata o teoricamente sostenuta in quanto la bellezza apparente non richiede, per comune e ovvio consenso, necessaria dimostrazione.
Forse il più grande scrittore francese contemporaneo, l’accademico Michel Tournier fiero omosessuale (di cui molti ricorderanno almeno la versione cinematografica di Le roi des aulnes del regista tedesco Schlöndorff, con il protagonista omosessuale e pedofilo), non si sogna nemmeno di sospettare di omofobia i suoi contemporanei. Egli rivendica alla categoria modernamente sfuocata dell’aristocrazia  – soprattutto in un suo romanzo Le meteore (pubblicato da Mondadori)  – la funzione “sociale”  dell’omosessualità. Siffatto ruolo è sostenuto da questo scrittore, grande germanista tra i più grandi europei da più di quarant’anni.  E gli omosessuali italiani non solo non hanno l’aria di conoscerlo direttamente, ma nemmeno di apprezzarne le convinzioni almeno molto originali, supposte preziose nella cinquantina (!) d’identità gender. Chi altri potrebbero, di primo acchito, oggi rivendicare l’apparente ”altezza vitale” e la presunta “spiritualità” (almeno superficialmente e massificatamente concepite) oltre agli omosessuali, dedicati alla reciproca relazionalità senza però alcuna conseguenza generativa e genitoriale?
È nella sua intrinseca infecondità che andrebbe eventualmente ricercata la “purezza” della sua aristocraticità edonistica. Si tratta dell’ideale più diffuso e emblematico della nostra era modernista (non moderna!). L’edonismo, pure estremamente narcisistico, è impersonificato e sublimato massimamente dalla relazione omosessuale che permane strutturalmente nell’alimentazione e nella promozione del suo oggetto più assoluto: il piacere e il suo desiderio estetizzante.
Quali sono gli scopi e i contenuti della relazione omosessuale se non il diletto, la voluttà, la soddisfazione della ricerca reciproca di gradimento e di godimento fisico? Nell’ideale nichilista, devastante e prometeico della nostra epoca, questo sterile egoismo erotico è dominante. Quasi anche nelle relazioni eterosessuali oggi molto riduttiviste e massificate nella loro modellizzazione generalizzata e libertina.

 

È la cosiddetta mutazione antropologica forse più specifica e propria al nostro tempo, fondata sul falso mito dell’uguaglianza (anche se differenziata tra le tendenze sessuali), ad aver introdotto una immaginaria alterazione molto comportamentale a quella che è sempre esistita come una tendenza sessuo-edonistica chiamata omosessualità. Questa mutazione, oggi estremamente ideologica, è assecondata e coincide pure con la trasformazione abbastanza generalizzata di ogni desiderio in diritto affermato pubblicamente. Questo desiderio, indotto esclusivamente da quel fenomeno che gli psicanalisti definiscono il frustrato e fantozziano ”io debole metropolitano” (soprattutto nei confrontdelle donne) diventa così imperiosamente un “diritto” da rivendicare sul piano politico. All’uopo, se ne accampa – per conseguenza – anche un fantomatico modello universale: perché, allora, non quello dei generi che non finiscono di aumentare quantitaivamente (a seguirli, si dovrebbe costantemente tenersi al corrente anche sulle ultime 22 identità inventate recentemente ancora più stravaganti e transumaniste delle precedenti). Finalmente lo schema della relazione omosessuale (ben conosciuta dall’antichità) pretende di diventare il concetto ludico di riferimento nella relazione anche eterosessuale, resa genericamente superficiale e unisex Tutti i media sono ormai allineati nella propaganda di questo modello proprio del “pensiero unico”. Il rapporto tra uomo e donna dovrebbe così conformarsi esclusivamente e riduzionisticamente alla finalità estetica, inevitabilmente consumistica, di quello omosessuale. Non sarebbe altrimenti spiegabile il livello di forsennatezza con cui i militanti gender  (ma non solamente) pretendono di imporre leggi totalitarie che ipostatizzano i cosiddetti principi LGBT  per tutti indifferentemente. E questo, fino a pubblicare incredibili liste di proscrizione – di nazifascista e primitiva memoria – contro eterosessuali tragicamente bollati fantasiosamente di omofobia immaginaria e vergognosa, oltre che illegale. Il fatto di considerare quelli che non sono d’accordo con le teorie gender comporta, in effetti, l’abbandono della fatidica tolleranza. La pratica attiva della violenza diventa abituale: per esempio quella attuata contro le Sentinelle in piedi, inoffensive nelle loro manifestazioni pubbliche immobili e in silenzio. Naturalmente queste Sentinelle sono a difesa della semplice naturalità della sessualità ontologicamente e vocazionalmente famigliare.
Del resto, lo si sa da sempre, non ci potrà mai essere vero e completo erotismo al di fuori del mistero eterosessuale della reciproca e totale comunicazione progettuale (coniugale e famigliare) – legata alla trascendenza – tra l’uomo e la donna. Che la fecondità generativa sia a coronamento di quest’erotismo, non fa che stupire positivamente in modo pure irresistibile, originariamente e incomparabilmente anche il più buzzurro e banalizzato degli esseri umani.

 

Nel romanzo pubblicato già nel 1975 Le meteroe, uno dei due protagonisti omosessuali, il gemello che decide di sposarsi per fondare una vera famiglia, è “perseguitato” dal fratello il quale sostiene la superiorità assoluta e prototipica del modello della loro precedente omorelazione  rispetto a quella “schiavizzata etero”, giudicata inferiore. Schiavizzata dalla riproduzione genitoriale, dal lavoro coatto e dalla produzione di necessaria ricchezza economica cui l’umanità è sottoposta da sempre nel “regno della necessità”.
In breve, da tutti quei apparenti vincoli che invece la rendono divinamente umana e infinitamente relazionale.
Laico e liberale, Michel Tournier non ha assolutamente bisogno di reclamare leggi, come oggi quelle in vigore nella stessa Francia, che condannano per “omofobia” chi osasse pubblicamente contestare il cosiddetto nuovo ordine ideologico gender oppure LGBT.
Il livello di lobotomizzazione, questo, cui è giunta una certa Europa è così radicale da aver rivendicato o già imposto leggi contro quelle di civiltà eterna che hanno fondato tutta la libertà prorompente e veramente storica dell’Occidente. Le stesse leggi, tipicamente ed esclusivamente judeo-cristiane, a favore del sacrosanto “diritto di opinione” contro il barbaro e inumano  “delitto di opinione”.
Ci sono già stati, negli ultimi tempi, casi di gente finita in galera a causa di cotali incredibili leggi ora in vigore in qualche disperato paese spappolato culturalmente ancor più degli altri.
La realtà, invece, è che si sostiene ontologicamente – e si sosterrà sempre, anche minoritariamente ma irriducibilmente, fino anche al martirio  –  che la famiglia naturale, e soprattutto sacramentale cristiana, è profondamente e incommensurabile nella sua fecondità, sia spirituale che etica, rispetto alle fragilissime e sterili relazioni omosessuali.

 

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