Da un film americano la dimostrazione lampante che lo statalismo è senza speranza : tra lo Stato Provvidenza e la Provvidenza di Dio la partita è chiusa.

Mia moglie mi ha invitato a guardare con la voce piena un film che la stava entusiasmando. Da più di vent’anni, non seguo di norma la televisione con il sonoro: la mia dolce metà ha la bontà di ascoltarla in cuffia. Così ho la fortuna di non essere aggredito dalle turpitudini dette dal piccolo schermo che fanno scempio della parola usandola come mezzo irresistibile per il suo nichilismo relativista. Succede così che mia moglie mi sottragga a volte al mio cinema muto ma a colori: questo mi permette di leggere e di scrivere, anche questo mio Blog. O di dormire. L’altra notte, su Sky trasmettevano un film che seguivo con la coda dell’occhio con Merryl Streep, credo che si scriva così, che intrepretava la storia vera di una insegnante di violino negli Sati Uniti: trovandosi divorziata, si era trasferita in un quartiere piuttosto povero con i suoi due bambini. Li aveva coinvolti in un appassionante progetto di insegnamento a centinaia di altri marmocchi. Li educava, naturalmente, in modo totale facendoli diventare non meno che “grandi” violinisti, fin dal modo di tenere in mano lo strumento e di posizionare i piedi.
Ma la cosa che aveva appassionato la mia sposa (da quarantasette anni) fino a destarmi è che il governo americano aveva sospeso i finanziamenti, così come avviene a volte, e in futuro spessissimo, nelle nostre società alquanto senilizzate, con debiti colossali e non rimborsabili, nonché con tasse già da alcuni decenni insostenibili. E con una denatalità paurosa. Solo che, siccome nel qualcaso si trattava della società statunitense strutturalmente molto liberale, l’eliminazione delle sovvenzioni pubbliche significava, non come in Europa, la diminuzione vera della spesa pubblica. In Europa ci sono, invece, i cosiddetti “corpi intermedi” di cui parla estasiato e più che ammirato Giorgio Vittadini, un dirigente storico di “Comunione e Liberazione”: tutti inamovibili e a libro paga dello Stato. Oppure con leggi che fissano senza possibilità di vero cambiamento dette sovvenzioni: pagate naturalmente, con le innumerevoli tasse. E che i governi europei socialisteggianti emettono sempre meno con cipiglio allegro. Esse hanno bloccato, si direbbe definitivamente, l’economia europea per non si sa bene quanti decenni, sempre che si cambi – seppur forse troppo tardi – la concezione statalista della sociètà.

Naturalmente, l’entusiasmo di mia moglie era dettato dalla reazione dell’insegnante di violino, veramente visionaria. Allorquando la necessità individuale aguzza l’ingegno (mentre l’irresponsabilità collettivista lo addormenta e lo blocca), l’uomo anche il più semplice e fattuale diventa visionario. L’educatrice si era messa così a cercare sponsor privati al suo progetto peraltro con un franco successo, pure strepitoso. Privati, imprese, genitori, e pure grandi artisti come alcune stelle del violino (Stern e Perlman, che hanno partecipato anche al film come attori di se stessi), si sono mobilitati.
La cosa non può succedere in Europa, in quanto il livello di fiscalità è superiore di ben due cifre percentuali, non di due punti, e quasi doppio (!) a quello americano. Perché un privato o una’azienda dovrebbero diventar sponsor o mecenati quando sono già stati spremuti alla fonte dal totalitarismo statale che si vanta di sottomettere la persona umana al suo potere collettivo e inevitabilmente totalitario?
La violinista–Merryl Streep s’è potuta investire per continuare, con il libero entusiasmo dei bambini diventati “miracolosamente” musicofili e appassionati strumentisti pieni di progettualità (arriveranno fino al concerto prestigiosissimo del Carnegie Hall). Il contagioso programma pieno di bellezza e salvifico non poteva che continuare.
Ma tutte le condizioni di libertà imprenditoriali e di detassazione fiscale erano già naturalmente predisposte! Basta, ovviamente, non averle artificiosamente mai inventate e imposte statalisticamente, secondo le vecchie, obsolete e parassitarie visioni collettivistiche (marxisteggianti) europee.
Sono i sempre più autolodati e pubbllicitariamente sostenuti “corpi intermedi” che hanno reso il corpo sociale, soprattutto europeo, totalmente cancerogeno: se c’è una sola opzione da seguire è quella di eliminarne il più possibile. Bisognerà concentrarsi su questo ormai difficilissimo obiettivo per almeno un cinquantennio senza sosta per cercare di strappare dalla follia statalista i nostri paesi completamente rovinati dall’ideologia del cosiddetto Stato Provvidenza.
La vera Provvidenza di Dio è stata sostituita dall’utopia comunista (rediviva), peraltro già storicamente fallita in modo anche completamente endogeno più di venticinque anni fa su tutto il pianeta.
Come può un vero cattolico, ancora oggi, solo pensare di poter ancora vantare e sostenere i “corpi intermedi” in una mitologia già decrepita?
Perfino all’interno della sinistra europea si è prodotta una profonda rottura tra l’ala estrema fedele ai principi della preminanza dello Stato sulla Persona e le rimanenti maggioranze moderate e rispettive che sostengono i valori della Libertà. Questa, inevitabilmente, introduce pure al riconoscimento dell’indispensabilità del Dio vivente.

Allora proprio nessun “corpo intermedio”?
Oggi, dopo aver completamente disboscato la jungla impraticabile col suo sottobosco impenetrabile abitato da mostri famelici e insetti imprevedibili pure mafiosi, bisognera ricostruire un mondo umanoide fondato su interessi reali che dovranno essere soddisfatti in piena legittimità. Sta già succedendo.
Molti giovani, zitti zitti, stanno trasformando il mercato dell’offerta di lavoro che non ha più quasi niente a che fare col vecchio mondo politicistico e sindacalistico ormai morto e sepolto: anche ai cadaveri crescono unghie e capelli. Tutte le associazioni cristiane che rifiutano di situarsi nella temperie del sociale e del testimoniale pubblico finiscono inevitabilmente per riproiettarsi in un universo senza reale futuro e speranza. La loro tristezza progettuale consiste nella distanza che intercorre tra le formule anche strenuamente rimodernate, ma pur sempre vecchie e derelitte, e le nuove prospettive che solo una disponibilità personale totalmente aperta al lavoro reale e richiesto può ridare vigore al servizio.
La politica non risulta tra queste opzioni, se non dopo essere stata totalmente rifondata. Tra decenni.

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